L’idea mi è venuta nel 2009, quando ero alle prese con un problema da risolvere in un paese del terzo mondo. Di seguito un articolo che era apparso a proposito e un video-documentario fatto dalla Radio-Televisione della Svizzera Italiana.
La telepresenza. Non ipotesi fantascientifica ma tecnologia alla nostra portata
Pietro Veragouth
Vice Presidente Fondazione Bambini Cardiopatici nel Mondo
Il lavoro della Fondazione Bambini Cardiopatici nel Mondo è spesso ostacolato, o addirittura vanificato, da quei normali problemi che quando si verificano in paesi molto poveri, lontani e/o resi insicuri da conflitti più o meno latenti risultano insuperabili. Pensiamo alla manutenzione o alla riparazione di un dispositivo medico, per esempio un ecocardiografo, come è recentemente capitato, e che è stata la scintilla da cui è scaturita l’intuizione che sta alla base del progetto.
Per far fronte a queste situazioni, da oltre due anni, con il contributo di vari partner e della SUPSI, stiamo portando avanti un progetto che mira proprio ad annullare le distanze geografiche, permettendo a un tecnico specializzato di operare a distanza.In pratica si tratta di un dispositivo ottico, simile nell’aspetto a dei normali occhiali, che collegato tramite Internet permette a una persona di essere “presente” in una data situazione pur trovandosi fisicamente in un altro luogo. È una particolare applicazione della cosiddetta “realtà aumentata”, una tecnologia dalle enormi prospettive di sviluppo. Nello specifico, vogliamo consentire a una persona qualificata di “vedere” attraverso gli occhi di un soggetto in loco, non altrettanto competente, e di guidarne azioni e movimenti a distanza.
Se occorre riparare un ecocardiografo che sta ad Addis Abeba, per esempio, avremo bisogno “solo” di due paia di questi particolari occhiali: con i suoi occhiali, il tecnico specializzato che si trova in Germania vedrà esattamente quello che sta guardano, con i suoi occhiali, la persona in Africa, e quest’ultima vedrà apparire nel suo campo visivo, in tempo reale, le istruzioni operative più appropriate. Non dovrà fare altro che mimare passo per passo le indicazioni che riceve. L’aspetto innovativo di questo sistema sta nella semplicità di utilizzo e nella possibilità offerta all’utente remoto di immergersi completamente nell’ambiente dell’altro, con il quale interagisce direttamente e naturalmente con i gesti delle mani.
Si può comprendere come siano molti i potenziali campi applicativi di questa tecnologia; pensiamo, in una prospettiva niente affatto remota, alla formazione a distanza, alla possibilità di offrire consultazioni mediche, per fare solo degli esempi. Lo sviluppo di nuove applicazioni, anche al di fuori dell’ambito medico, sono infinite e limitate soltanto dalla nostra capacità di idearne di nuove.
Il nostro progetto è in dirittura di arrivo, è stato brevettato, e contiamo di poter presto passare dalla fase di test all’applicazione vera e propria.
Devo dire, per concludere, che non saremmo neppure partiti se non avessimo trovato nel Cardiocentro e nella sua direzione quell’attenzione e quell’incoraggiamento che sono condizione necessaria all’avvio di qualsiasi progetto innovativo. La percezione di trovare un terreno fertile per la germinazione delle idee aiuta a individuare le opportunità che sempre si celano dietro e oltre gli ostacoli.
Se questo progetto vedrà la luce è grazie a due persone: Dante Moccetti, che ha saputo coinvolgere e motivare i partner giusti e Max Petraglia che, malgrado i mezzi limitati, ha saputo individuare la soluzione cardine che ne ha resa possibile la realizzazione trovando, ancora una volta, la soluzione dove tutti gli altri (tecnici super specializzati inclusi) intravvedevano solo ostacoli insormontabili.